Grande Giorno: Ore 8:30 ~PanicoDov'era? Dov'era finita quella maledetta?
Inutile di una damingella, ritardataria di una sorella, per quale strano e incomprensibile motivo non era arrivata da lei almeno 6 ore prima della cerimonia, com'era stato stabilito?
E come mai la novella sposa non aveva trovato il proprio vestito pronto ad aspettarla al proprio risveglio?
Questo matrimonio inizia già male.
Pensò truce la giovane dalla chioma fiammante, girando per casa e ignorando le vistose occhiaie che si erano formate sul suo bel viso.
Il risultato di una notte passata assolutamente insonne.
Inoltre non vedeva Adrian dal pomeriggio precedente, quando era stato violentemente strappato via da lei per andare non-si-ricordava-nemmeno-più-dove col testimone... La solita storia per cui non avrebbero dovuto vedersi la sera prima..la stessa che lo avrebbe tenuto lontano da lei fino al momento del fatidico "Si".Dannate Tradizioni.
Grande Giorno: ore 9:24 ~ …
Se la damigella non l’avesse smessa immediatamente di chiamarla Signora Powter, probabilmente Liz sarebbe esplosa facendo in mille pezzi l’unica sorella sana che le rimaneva.
Ma non era nervosa, no: aveva semplicemente un maniacale bisogno di sangue.
La cerimonia sarebbe iniziata tra 66 minuti, e lei non aveva ancora indossato l’abito, dato che quella lumaca di sua sorella non aveva ancora finito di truccarla –e in un modo che le aveva dato i brividi le aveva ricordato che Rose sarebbe stata ben più adatta allo scopo, a parte che Rose non si sarebbe mai e poi mai riavvicinata alla sua faccia senza rischiare di ritrovarsi senza naso-
Ansia a parte..
Facile dirlo.. Liz non era una che andava in panico con molta facilità, ma quando si ritrovava a dover affrontare una folla (almeno, folla le sembrava in quel momento, anche se non ci saranno stati più di una ventina di invitati) e ad affrontare il giorno forse più importante della propria vita..beh, almeno davanti a sua sorella si sentiva ben in diritto di manifestare la propria ansia.
Non che non fosse felice per la propria scelta, ma i ragionamenti razionali non funzionavano quella mattina, e la parte emotiva della giovane dalla rossa chioma aveva deciso di venir fuori, cancellandole ogni possibilità di pensare.
Se avesse dovuto truccarsi da sola in quel momento, probabilmente avrebbe confuso la matita con il rossetto senza nemmeno accorgersene.
Grazie al cielo c’era Bella.
Lanciò un’occhiata fugace all’orologio, contando i minuti che la separavano dall’altare.
Più che altro, contando i minuti che la separavano dalle braccia del suo uomo, perché se fosse stato per lei, avrebbe saltato volentieri la cerimonia e avrebbe preferito diventare la Signora Powter schioccando semplicemente le dita intanto che coccolava il suo bel fusto.
Quando finalmente la sua consanguinea finì di truccarla, loro nonna fece irruzione nella stanza, e la obbligarono ad alzarsi per infilarle il vestito e andare finalmente al ministero.
Avevano riflettuto a lungo sul metodo per portarcela.
La polvere volante era chiaramente da escludere, così come la passaporta o la materializzazione.
Non rimanevano che i mezzi babbani (sempre che la macchina che avevano affittato potesse definirsi babbana..), ma richiedevano un po’ di tempo, purtroppo.
Quindi fu ben felice di apprendere dalle due parenti che l’opera di restauro era finita, il vestito era sistemato in modo impeccabile, e ogni dettaglio era precisamente al proprio posto.
Avevano persino qualche minuto di anticipo.
Così, forse un po’ controvoglia –l’idea di vedersi in quell’abito l’aveva sempre un po’ spaventata- si lasciò condurre di fronte ad un grande specchio, per analizzare i dettagli del proprio aspetto e sprecare in modo costruttivo il tempo che le rimaneva.
Quello che vide la lasciò quasi senza parole.
Non si era mai considerata una bella donna.. sapeva di avere un aspetto gradevole, questo di sicuro, ma in generale era sempre stata nella media.
Ma la figura che le si presentava davanti agli occhi, forse per l’emozione, forse per il trucco troppo abbondante per i suoi gusti (anche se non aveva prestato molta attenzione all’opera di restauro) la lasciarono senza fiato.
Bella e l’anziana signora Deaver uscirono quindi dalla stanza, conoscendo fin troppo bene Liz e sapendo perfettamente che non si sarebbe mai analizzata con loro lì.
Quando fu sola, Liz si avvicinò maggiormente alla superficie dello specchio, analizzando ogni dettaglio di se stessa.
Il vestito, di un bianco anche fin troppo candido, le calzava a pennello, grazie ad un paio di ritocchi fatti ad arte.
La gonna le ricopriva sinuosa le gambe, arrivando fino a terra e lasciando un piccolo strascico.
Il velluto che sentiva sulla pelle era ricoperto da spumosi strati di chiffon, che lasciavano intravedere appena il tessuto sottostante.
La gonna le ricadeva larga fino al bacino, dove prendeva il suo posto un bel bustino abbastanza aderente, anch’esso di chiffon, ma finemente decorato da ricami floreali appena visibili, che stringevano il suo ventre fino al seno, a sua volta ricoperto da una fascia di bianco velluto che risaltava la forma del suo corpo ne in modo troppo provocante, ne in modo eccessivamente casto.
Infine due sottili spalline scivolavano vicino al suo corpo, ricollegandosi alla lieve scollatura sulla sua schiena.
Al collo portava un fiocco di seta che sua sorella aveva trovato adorabile fin dall’inizio, anche se lei si sentiva piuttosto a disagio con quello addosso.
Ma pareva che l’obbiettivo di quella giornata non fosse farla sentire a proprio agio quanto plasmare la sua felicità dei prossimi anni, se non del resto della sua vita.
Sempre che lei e il suo uomo non cominciassero a scannarsi fin dall’inizio (ipotesi che pareva piuttosto lontana, comunque).
Il trucco con cui le avevano nascosto il viso –per così dire- si rivelò meno pesante di quanto si aspettasse, poiché la sorella si era limitata a nasconderle le occhiaie e alcune piccole imperfezioni che in genere non si notavano comunque.
Si riteneva quindi a grandi linee soddisfatta.
Si sistemò quindi una ciocca di capelli ribelle che tentava di sfuggire all’elaborata acconciatura che presentavano i suoi capelli, e si accinse a sistemare gli ultimi dettagli.
Innanzi tutto indossò gli orecchini di diamanti e zaffiri che sua nonna le aveva tramandato, dopo averli indossati lei stessa al proprio matrimonio, e dopo averli fatti indossare anche alla madre di Liz.
Aveva pensato spesso alla donna in quei giorni, rendendosi conto che, di tutta la famiglia che aveva lontana, lei era l’unica di cui sentiva ancora veramente il bisogno.
Probabilmente la donna si sarebbe commossa vedendo la figlia minore così.
Scacciando la lieve malinconia che la stava invadendo, Liz prese la coroncina di fiori bianchi, ringraziando la magia che li avrebbe mantenuti freschi e profumati almeno per i prossimi 30 anni, e se la sistemò tra i capelli.
Indossò quindi le scarpe che le aveva prestato sua sorella, decolté bianche molto semplici e piuttosto comode –non ne avrebbe sopportate di altre, era già fin troppo nervosa- e decise di essere ufficialmente pronta.
Uscì quindi dalla stanza, con uno strano senso di nausea, indossando il caldo mantello abbinato al vestito -bianco, con collo di pelliccia rigorosamente
finta- e si lasciò trascinare dalle parenti fuori da quella maledetta (perchè per lei in quel momento tutto era maledetto) casa.
Pochi minuti dopo si trovavano al ministero, e la cerimonia stava per iniziare.
Elizabeth?
Stava morendo dall'ansia, le tremavano quasi le gambe, e suo nonno quasi la dovette trascinare quando si trovarono di fronte alle porte della sala, e la lenta processione verso quello strano altare cominciò.
Lo sguardo di lei individuò immediatamente Adrian, apparentemente ignara delle decine di occhi stupefatti che erano indecisi su chi dei due posarsi.
No, per lei in quel momento esisteva soltanto lui, non si sarebbe accorta del mondo intorno a loro nemmeno se fosse crollato in quel preciso istante.