Ophelia Eva LaBranche |
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| Era da molto che non passeggiava per i corridoi di quel castello. La pietra antica scorreva ruvida sotto le sue mani diafane che, distratte, si lasciavano scorrere sopra di essa. I lunghi boccoli neri scendevano lungo la schiena, tuffandosi nel mantello nero come la notte e perdendosi in esso, mentre quest'ultimo oscillava sotto i suoi passi cadenzati.
Chissà se già qualcuno ha preso posto nella mia aula, pensò. Ma probabilmente non doveva essere così, perchè nessuno s'aspettava il suo ritorno. O almeno, nessuno aveva notizie di una sua precisa venuta.
I suoi occhi d'argento si posarono per qualche attimo sul legno scuro della porta. Poi la sua mano destra si andò poggiando su di esso, mentre la sinistra girava il pomello della porta.
Tutto buio. Non che ci si ritrovasse nel buio, ma da qualche tempo a quella parte, aveva meglio familiarizzato con la luce, che tanto le ricordava la persona che amava, improvvisamente apparsa a rischiararle la vita.
Ecco perchè si diresse verso le tende e le aprì, mentre piccole nuvolette di fumo aleggiavano per l'aula. Agitò la bacchetta e dopo un gratta e netta, tutto riacquistò una certa pulizia. Aprì le finestre, facendo entrare l'aria settembrina all'interno.
Poggiò sulla cattedra i tomi che aveva sotto il braccio, si tolse il mentello mettendolo sull'appendiabiti e aprì il registro per appuntare che da quel giorno iniziava il nuovo anno scolastico...
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